FACCIAMO CHIAREZZA: IL LATTE FA MALE?

Sul latte si sente dire tutto e il contrario di tutto. Da chi ne elogia le proprietà e la completezza sotto il profilo nutrizionale a chi ritiene causi il cancro o sia “innaturale” e dannoso berlo da adulti!!! Ma come stanno realmente le cose?! Facciamo un po’ di chiarezza.

Il latte di mucca, capra o pecora fa parte della nostra dieta da 8-10mila anni, dalla rivoluzione neolitica, quando l’uomo cominciò ad allevare gli animali e a coltivare la terra: nel corso dell’evoluzione il nostro genoma si è modificato per consentire anche in età adulta la produzione dell’enzima che ci permette di digerirne lo zucchero contenuto, il lattosio.

 

Le caratteristiche del latte

Il latte è l’alimento più completo presente in natura: contiene in buone quantità i tre macronutrienti di cui abbiamo bisogno per vivere – proteine di alto valore biologico, grassi e zuccheri – ed è ricco di micronutrienti essenziali per l’organismo, in particolare di calcio, fosforo, potassio, zinco, vitamine A e D (presenti soprattutto nel latte intero), K2 e del complesso B.  Ha inoltre un contenuto apprezzabile di iodio, grazie al quale contribuisce ad un funzionamento ottimale della tiroide.
Il latte di montagna si caratterizza anche per la presenza di particolari sostanze chiamate “endozepine”, che producono un effetto rilassante e ne giustificano il consumo la sera, al fine di conciliare il rilassamento e favorire un buon riposo.


Il latte vaccino nelle varie fasi della vita

Controindicato fino ai 12 mesi, a partire dall’età di 3 anni è auspicabile promuoverne un consumo moderato (fino a circa 300 ml al giorno) per assicurare al bambino un adeguato apporto di proteine digeribili e calcio, fondamentale per avere ossa sane e robuste. Anche la presenza di vitamina K2 contribuisce in modo sostanziale al mantenimento della salute delle ossa. Se la sua utilità nel corso dell’infanzia e dell’accrescimento è fuori discussione, in età adulta, invece, il consumo di latte non sembra associarsi a particolari benefici per l’osso. Allo scopo di prevenire osteoporosi e fratture ossee, è più opportuna la scelta di yogurt e formaggi fermentati, anche se non sono ancora disponibili evidenze conclusive in merito.
Consumato in gravidanza, il latte contribuisce a soddisfare l’aumentato fabbisogno di vitamine e minerali, in particolare di calcio e vitamina D. Sono inoltre state evidenziate correlazioni positive significative tra livelli di assunzione di prodotti lattiero-caseari in gravidanza e peso del bambino alla nascita, altezza della prole a 20 anni, riduzione del rischio di allergia al latte, nonché di protezione dal rischio di sviluppare depressione post-partum.
L’assunzione di latte nella terza età si rivela invece utile soprattutto nel contrastare la progressiva riduzione della massa muscolare e della forza.
In tutte le fasi della vita, ha inoltre un apprezzabile effetto saziante: alcuni studi dimostrano che, consumato a colazione, consente di ridurre l’assunzione di cibo al pasto seguente.


Il latte è indicato per chi fa sport?

Sì, il latte riveste un ruolo importante anche nell’alimentazione dello sportivo: consumato dopo l’esercizio fisico contribuisce a ripristinare acqua e sali minerali persi con il sudore e, assunto nella quantità di 250-500 ml nella prima ora successiva all’allenamento, favorisce il recupero e l’incremento della massa muscolare.


Il latte contiene ormoni e residui di farmaci?

Il latte di origine italiana è un alimento sicuro, che non contiene ormoni né pesticidi. La presenza di residui di antibiotici è molto bassa. I limiti europei sono ampiamente rispettati e i continui controlli lo confermano. I trattamenti termici a cui viene sottoposto, che hanno lo scopo di uccidere i batteri in esso contenuti, lo rendono microbiologicamente sicuro, ma non alterano in modo significativo le sue proprietà nutrizionali, poco diverse da quelle del latte crudo (si registra solo una lieve riduzione dei livelli di vitamina C, B1 e B6).


Il latte aumenta il rischio di cancro?

Consumato in quantità moderata, il latte non incrementa in modo significativo il rischio di nessun tipo di tumore, anzi, sembra contribuisca a prevenire il cancro del colon-retto! Si osserva un modesto aumento del rischio solo del tumore alla prostata per consumi superiori ai 200 grammi al giorno.
In base ai dati disponibili, il latte non risulta controindicato neanche per le donne affette da tumore al seno.


Il latte aumenta i livelli di colesterolo nel sangue e il rischio cardiovascolare?

I grassi del latte, contenuti nei prodotti lattiero-caseari interi, anche se possono talora elevare i valori di colesterolo nel sangue, aumentano le dimensioni delle particelle che trasportano il colesterolo cattivo (LDL), rendendole molto meno pericolose.
Alcuni studi scientifici hanno dimostrato anche che il consumo di latte e derivati, ed in particolare di yogurt, è in grado di ridurre significativamente la pressione arteriosa.
A conferma di questi dati, una recente indagine pubblicata su una prestigiosa rivista scientifica ha associato il consumo di latticini (in particolare di latte e yogurt, 2-3 porzioni al giorno) ad un minore rischio di mortalità e di malattie cardiovascolari come infarto e ictus, in netta contrapposizione al pensiero comune in materia.
Quante porzioni al giorno di latte e derivati si possono prendere?
Le linee guida italiane, in accordo con quelle internazionali, ne consigliano 3 al giorno (2 per i bambini dai 3 anni in su). Una porzione equivale a 125 ml di latte (un bicchiere o mezza tazza media) oppure a 125 g di yogurt (un vasetto). Alle 3 porzioni giornaliere di latte o yogurt vanno aggiunte, in base al fabbisogno energetico, 2 o 3 razioni alla settimana di formaggio magro (100 grammi ciascuna) o stagionato/ad elevato tenore di grassi (50 grammi).


Come orientarsi nella scelta di latte e derivati?

È senza dubbio preferibile optare per prodotti ottenuti da latte italiano o, secondariamente, di Paesi UE, che offrono maggiori garanzie in materia di sicurezza alimentare rispetto ai Paesi extra-europei. La provenienza del latte deve essere obbligatoriamente indicata in etichetta.

 

QUANDO IL LATTE DIVENTA UN PROBLEMA…


Vi è ormai chiaro che il latte di per sé non fa male, ma oggettivamente in più di qualche persona la sua assunzione si associa a problemi: parliamo delle persone allergiche alle proteine del latte e di coloro che non tollerano il lattosio, lo zucchero in esso contenuto.
L’allergia alle proteine del latte è frequente soprattutto nei primi anni di vita e spesso si risolve crescendo; può essere causa di reazioni cutanee di varia intensità fino a quadri, potenzialmente fatali ma fortunatamente rari, di shock anafilattico.
L’intolleranza al lattosio, invece, è diffusa soprattutto tra gli adulti e si associa generalmente a disturbi meno gravi. È causata dalla carenza di funzionalità dell’enzima lattasi, necessario per digerire il lattosio, che può essere dovuta a motivi genetici, alla sua fisiologica riduzione con l’avanzare dell’età o secondariamente ad alcune patologie (gastroenteriti, morbo di Crohn, sindrome del colon irritabile, celiachia). Quando questo enzima è deficitario, il lattosio non viene digerito ed arriva tal quale all’intestino, dove viene fermentato dai batteri presenti e può essere causa di gonfiore, crampi addominali, fino a scatenare vere proprie scariche di diarrea. Si rischia di non tollerare più il latte anche semplicemente non consumandolo in modo abituale. La produzione di lattasi, infatti, è indotta dal lattosio stesso. Se per un lungo periodo ne sospendiamo l’assunzione, quando andremo a reinserirlo ci risulterà difficile da digerire, ma stimolando il nostro corpo con piccole quantità giornaliere sarà possibile tornare a tollerarlo. Per porre diagnosi di intolleranza al lattosio è molto spesso sufficiente individuare un rapporto di causa-effetto tra assunzione di lattosio e comparsa dei sintomi. Nei casi dubbi, il test che ci permette di fare diagnosi di certezza è il breath test, o test del respiro.
Esiste una cura per l’intolleranza al lattosio o non c’è alternativa all’esclusione degli alimenti contenenti lattosio?
Purtroppo una cura risolutiva non esiste, c’è però la possibilità di ricorrere a farmaci a base di lattasi che, assunti prima del pasto, consentono di assumere latte e derivati contenenti lattosio senza incorrere in fastidiosi disturbi intestinali. È però doveroso aggiungere che da molti anni sono disponibili in commercio latte, yogurt e formaggi delattosati, ovvero prodotti nei quali il lattosio è stato preventivamente scisso nei suoi due componenti, il glucosio e il galattosio che, una volta divisi, riescono ad essere assimilati senza problemi dall’intestino tenue.


Il lattosio è presente in tutti i derivati del latte?

No, infatti qualora non lo si tolleri è sbagliato rinunciare a consumare questi prodotti a priori. In base alla loro lavorazione e conservazione, infatti, tali alimenti possono contenere il lattosio in concentrazioni diverse, più o meno tollerabili. Nello yogurt, ad esempio, il lattosio è presente in minima quantità e lo stesso vale per i formaggi fermentati e stagionati almeno 6 mesi.

In conclusione, alla luce delle evidenze scientifiche attualmente disponibili, non esistono validi e comprovati motivi, al di fuori delle condizioni di allergia e grave intolleranza al lattosio, per limitare o escludere dalla propria alimentazione il latte vaccino e i suoi derivati.

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